Buonasera amici...come promesso la scorsa settimana nel mio precedente post in cui vi parlavo di questo meraviglioso Blogtour indetto dalla INTRECCI EDIZIONI, eccomi qui con una intervista inedita a Michele Rampazzo, il giovanissimo scrittore di "La speranza dei vinti".
Se vi siete persi la scheda tecnica del libro, completa di sinossi, andate a dare una sbirciatina nel mio penultimo post!
Bando alle ciance, e passiamo all'intervista...buon divertimento!
Benvenuto Michele,
non sai che emozione sia per me ospitarti sul mio Blog quest'oggi!
Parlaci
del tuo libro, “La speranza dei vinti”, e da dove nasce l’idea di un tema,
quale quello degli zombie, tanto particolare quanto poco presente nel panorama
letterario italiano.
Il
filo conduttore de “La speranza dei vinti” è il racconto di un viaggio di
ritorno. Un viaggio sia fisico che spirituale, attraverso mille pericoli di cui
gli zombie rappresentano solo un volto, e forse nemmeno il più pericoloso. La
storia di tutte le prove affrontate da Giorgio, il protagonista, per tornare a
casa da Alessia, può essere letta senza problemi in chiave metaforica: da
questo punto di vista, gli zombie rappresentano, come del resto in molti casi
appartenenti a questo filone, una società in crisi, che ha perso le proprie
certezze o ha raggiunto l’apice della sua decadenza, attraverso cui districarsi
per raggiungere la salvezza. Una salvezza che ha volti diversi per ognuno di
noi. Secondo me, il genere zombie, già spesso tacciato di essere superato, non
passa di moda proprio per il parallelismo metaforico con l’attuale modo di
vivere spogliato di ogni certezza, in cui abbiamo sempre più l’impressione di
correre a tutta velocità contro un muro infrangibile. Questo, beninteso, non lo
considero un male: è anzi, in un certo senso, una presa di coscienza molto importante
per tentare di correggere la rotta. Trovo stimoli molto forti nell’ inserire i
miei personaggi in un contesto straordinario e nel chiedermi come si
comporteranno, e mi rispondo scrivendo. Dunque, gli zombie rimangono un
elemento di contesto, mentre al centro vero e proprio della narrazione troviamo
gli obiettivi di Giorgio, che s’intrecciano con le sue speranze, i dubbi, le
paure, i personaggi che incontrerà lungo il cammino.
Da chi/cosa hai tratto ispirazione?
Uno
scrittore trae ispirazione prima di tutto da quello che legge. Nel mio caso, ho
un legame molto forte anche con i prodotti cinematografici e televisivi: sono
un grande ingordo di storie, declinate in qualsiasi forma mediale. È naturale,
poi, che da quelle deriva l’ispirazione. Il fascino per il genere apocalittico
è cresciuto un po’ alla volta, credo per il potere che ha di mettere l’uomo di
fronte alle seconde possibilità. Ma, in verità, non c’è un tema che escludo a
priori: se una storia ha un’anima forte, può coinvolgere a prescindere
dall’ argomento.
Se
devo dirti un autore che mi ha spinto a iniziare a scrivere, non ho dubbi:
Stephen King. Ho trovato il suo On
writing essenziale per capire che la creatività non va da nessuna parte
senza pianificazione, esercizio e metodo. Di lui, adoro la capacità di
analizzare la fragilità umana nelle sue molte forme, in qualsiasi contesto si
trovino i suoi personaggi. E non parliamo solo di horror, come i più sono
spesso portati a credere: mai fidarsi delle etichette.
Per quale motivo hai scelto proprio Londra per fare da teatro alle mille
vicissitudini di Giorgio? Cosa rappresenta per
te questa città?
Premetto
che questo è il romanzo più autobiografico che abbia scritto finora: non a
caso, ho scelto la narrazione in prima persona. Riflettendoci, non sono sicuro
se l’apporto personale deriva dallo stile scelto o viceversa: credo, anzi, che
i due elementi si influenzino a vicenda. Detto ciò, Londra ha un valore molto
particolare per Alessia, la ragazza di Giorgio; perciò, ho ritenuto
significativo far iniziare proprio da lì il suo viaggio verso di lei. Oltre
all’ elemento romantico, c’è poi un vantaggio tecnico, ovvero la distanza
geografica tra il punto di partenza e l’obiettivo di Giorgio, grazie alla quale
si è creato, nel suo viaggio, un equilibrio tra le difficoltà affrontate e la
verosimiglianza del tragitto nel lasso di tempo intercorso.
I personaggi del tuo libro non avranno vita facile nel corso della narrazione;
nonostante tutto un fortissimo istinto di sopravvivenza li spingerà ad andare
sempre avanti… a qualunque costo.
Ciò che mi ha colpita maggiormente, però, è il fatto che Giorgio, a differenza degli altri personaggi che incontrerà nel suo viaggio verso casa, è spinto non solo dalla necessità di “salvare la pelle”, ma dal desiderio di riabbracciare la sua Alessia. È per questo che ti chiedo, cosa rappresenta per te l’amore?
Le
peripezie e l’azione sono il condimento di cui ogni storia ha bisogno per
colpire il cuore dei lettori. In ogni momento, siamo al fianco di Giorgio (beh,
io sono più che mai dentro di lui), ci chiediamo quale sarà la sua mossa
successiva, tratteniamo il fiato a ogni pericolo corso. A complicare le cose,
ci sono altri personaggi a cui ci leghiamo. Un’occasione di grande tensione
vede i nostri bloccati in un’abitazione tra i poliziotti e gli zombie
dall’altro lato. Siamo certi che tutti sopravvivranno? Inoltre, se è l’istinto
di sopravvivenza a tenerci in vita, secondo me non è la stessa cosa che ci
spinge ad andare avanti. Quelle sono le speranze, gli affetti, le convinzioni…
e sono elementi più complessi e molto più fragili di un semplice istinto.
Alessia
è la speranza alla quale si aggrappa il nostro protagonista. Giorgio si
dimostra fin dall’inizio sicurissimo del suo obiettivo, e in esso si concentra
con tutto se stesso per non mostrare quanto in realtà sia tormentato dal dubbio
di non farcela e dal terrore che il suo sia un viaggio vano. Come ho detto
prima, per ognuno di noi la salvezza ha un volto diverso, e questo vale anche
per i personaggi de “La speranza dei vinti”. Per Giorgio quel volto è
rappresentato dall’amore: un motore potente, inarrestabile, e allo stesso tempo
delicato come una violetta di maggio: bisogna prendersene cura, perché continui
a fiorire.
Quale credi sia il marchio distintivo del tuo romanzo?
Alcuni
miei amici, che non amano affatto il genere horror, lo hanno adorato. Poi, loro
sono naturalmente di parte; ma, con la dovuta cautela, credo che il punto sia
proprio qui. “La speranza dei vinti” va oltre il tema di cui sembra trattare in
apparenza per riflettere su una miriade di significati metaforici. Il filo conduttore
è la speranza stessa: ogni personaggio la vive in modo diverso, e ha su di essa
una diversa opinione. Giorgio ne conoscerà molte lungo la via, le confronterà
con la propria, e imparerà a capire che nessuno è portatore della verità
universale. Di questo, sarà loro sempre grato (in particolar modo a Sarah: di
gran lunga il mio personaggio preferito).
Stai lavorando ad altro? Puoi darci qualche piccola anticipazione?
Proprio
in questi giorni, sto finendo di perfezionare un romanzo del tutto diverso. Si
tratta di un thriller ambientato in un vicino futuro, in un mondo
sovrappopolato e gravemente inquinato. Gli ingredienti principali sono lo
sguardo aperto su una società sempre più corrotta e i legami tra i vari
personaggi, che verranno alla luce in un continuo accelerare verso la
conclusione. In questa storia, ci ho messo molto del mio amore per il cinema,
sia nei contenuti che nello stile, molto meno riflessivo e più ritmato.
Da
parte mia, mi auguro che segua al più presto “La speranza dei vinti” nella
pubblicazione.
Da lettrice privilegiata di "La speranza dei vinti", non posso far altro che augurarti che questo accada, poiché ho apprezzato moltissimo il tuo stile così fresco e travolgente...a parer mio rappresenti una vera e propria novità e sono certa che otterrai presto grandi consensi sia da parte della critica che dai lettori sempre più attenti alle ultime uscite editoriali.
Ti ringrazio per avermi concesso questa bellissima intervista...avrei continuato a parlare con te per ore.
Da blogger (e da lettrice seriale), è una emozione indescrivibile poter dar voce a voi scrittori.
Colgo l'occasione per ringraziare la Casa Editrice INTRECCI EDIZIONI per avermi concesso un simile privilegio.
Spero che questo articolo vi abbia divertiti ed incuriositi...lasciatemi un vostro feedback nei commenti per farmi capire cosa vi è piaciuto maggiormente di questa seconda puntata di "CHIACCHIERE D'AUTORE"...
A presto con un nuovo post...
Baci
Ambra